Sono molti i problemi che la sanità, e la farmaceutica in particolare, devono affrontare e risolvere e, quindi, molti i dossier sul tavolo del ministro Orazio Schillaci, nuovo ministro della Salute.
Proviamo a elencarli, un po’ per far mente locale sui bisogni del settore, un po’ per proporre una specie di “lista della spesa” (o dei desiderata), come promemoria, utile poi per un bilancio finale sul nuovo Governo.
Partiamo dai bisogni del settore farmacia, che recentemente sono stati elencati dal presidente di Federfarma, Marco Cossolo: 1) Portare a casa la nuova remunerazione, sulla base di quanto previsto dal Documento di Economia e Finanza 2022; 2) attuare il Dm 77 e favorire il travaso dalla distribuzione diretta alla Dpc; 3) sviluppare la telemedicina e i servizi cognitivi, di prevenzione e monitoraggio, prevedendoli poi nella nuova Convenzione; 4) definire ruoli, funzioni e modalità d’interazione tra i vari presidi e favorire l’aggregazione tra le farmacie indipendenti.
Già molto è stato finora fatto per attuare questi quattro obiettivi, ora si tratta di verificare se e come il nuovo Governo e il Ministero li condurranno in porto.
Riguardano sempre la farmaceutica anche la necessità di attuare una nuova governance, sempre richiesta ma finora mai attuata, come pure l’opportunità sia di rendere diffusi e operativi il Fascicolo sanitario elettronico e il Dossier farmaceutico.
Vanno poi resi pubblici i dati Aifa sull’efficacia dei farmaci, che faciliterebbero il lavoro dei Mmg e dei farmacisti, per la tanto richiesta e finora mai attuata capillarità dei servizi sanitari.
Ancor più ponderosi sono poi i dossier che riguardano la sanità in generale, a partire dalla copertura delle carenze di personale sanitario: mancano, per esempio, 4.500 medici dai pronto soccorso e 30.000 infermieri per soddisfare i piani del Pnrr (20.000 “infermieri di comunità”, uno ogni 3.000 abitanti, e 10.000 per le 1.200 “case di comunità”).
Vanno poi reperite le risorse per la formazione del personale sanitario, chiamato a svolgere le funzioni richieste dal Pnrr, e per garantire i nuovi modelli di assistenza multidisciplinare richiesti dalle sfide sanitarie ancora aperte (pensiamo alle 8.000 malattie rare che colpiscono circa 3 milioni di italiani).
Vanno poi combattuti certi italici comportamenti errati, come l’esagerato utilizzo degli antibiotici, che crea pericolose resistenze, o gli interventi inappropriati (tipo le 70.000 isterectomie, il triplo dell’Inghilterra), mentre va sviluppato quel binomio salute-ambiente ancora sottovalutato (180.000 decessi annui per tumore sono ambiente-correlati).
Così come va incentivato l’uso dell’innovazione digitale da parte di medici e farmacisti, comprendendo che esso non va limitato alle televisite, ma deve favorire il coordinamento tra le due professioni e, soprattutto, l’integrazione tra le Regioni.
La regina di tutte le battaglie che il ministero della Salute dovrebbe combattere riguarda però la de-burocratizzazione della sanità, che rimane la palla al piede di medici e farmacisti. I farraginosi adempimenti richiesti, le carte da compilare in epoca di computer, le norme caotiche da rispettare rubano tempo e speranze ai professionisti della salute.
C’è quindi molto da fare, proprio tanta roba. Buon lavoro, signor Ministro.
(editoriale di Lorenzo Verlato, Farma Mese n. 9/2022 ©riproduzione riservata)