Farmacia e sostenibilità ambientale. Si comincia a parlarne, ma è più una manifestazione culturale, che un vissuto quotidiano. L’ultimo Cosmofarma ha offerto un convegno su “One planet, one health” organizzato dalla Fondazione Rava, il Pgeu ha tenuto un evento online su “Green and sustainable pharmacy”, un gruppo di giovani farmacisti di Fenagifar ha varato il progetto “Farmambiente” e una prima realizzazione è targata Fofi, che ha recentemente inaugurato un impianto fotovoltaico nella sua sede romana.
C’è, quindi, una crescente sensibilità verso le iniziative ecosostenibili, ma il ruolo perseguito e desiderato di una farmacia primo presidio sanitario territoriale impone di più, soprattutto perché il farmacista educatore sanitario è in prima linea, nel rendere il cliente-paziente consapevole dell’importanza della sostenibilità ambientale. Che il tema sia urgente lo testimonia il recente World Economic Forum di Davos, che ancora una volta indica il clima come una priorità globale del decennio. Il sondaggio qui presentato, effettuato su 1.200 tra esperti, accademici e politici, piazza tra i primi 10 fattori di rischio per l’umanità ben 6 questioni legate al clima e all’ambiente. E così la salute dell’uomo e dell’ecosistema sono sempre più interconnesse, tant’è vero che ormai si parla di un approccio “One Health”.
La sostenibilità ambientale rappresenta una priorità dell’Ue, che coinvolge tutta la filiera del farmaco. Un recente documento del Pgeu, per esempio, indica le migliori pratiche da adottare in Europa e suggerisce per le farmacie territoriali le soluzioni virtuose per lo smaltimento dei farmaci. E noi qui facciamo bella figura, avendo più di quarant’anni fa, nel 1980, costituito l’AssInde per lo smaltimento e l’indennizzo dei farmaci scaduti e dei resi. Aumentano poi gli accordi a livello locale tra farmacie e Comuni, per la raccolta differenziata dei farmaci dismessi dai pazienti.
Vi è, quindi, una crescente consapevolezza sulle pericolose ricadute di una scorretta gestione dei farmaci, che si ripercuote in varie iniziative virtuose, sia a livello produttivo, sia nelle consegne a impatto zero, sia in una filiera maggiormente sostenibile. Ma bisogna impegnarsi di più -e questo è proprio un ruolo da farmacisti- per aumentare la consapevolezza del pubblico, perché una scorretta gestione del farmaco provoca guai non soltanto per la salute dei cittadini, ma anche nella gestione dell’ambiente.
Qualche esempio? L’innovazione digitale può consentirci di promuovere comportamenti virtuosi e favorisce uno sviluppo sostenibile. La ricetta dematerializzata, per esempio, apre la strada all’invio di documenti in formato elettronico, sia verso i pazienti, sia verso i fornitori. La telemedicina, il teleconsulto, il dialogo professionale online contribuiscono a ridurre l’emissione di CO2 ed elaborare nuove procedure in chiave digitale permette, a una “Farmacia green”, di ridurre l’impatto ambientale. Facciamo tesoro, allora, di questi due dati (parliamone anche a Cosmofarma e negli incontri di categoria): il 70% degli italiani si dichiara sensibile alla digital health; l’80% afferma di essere interessato ai servizi di telemedicina. I farmacisti, sempre attenti alle richieste della gente, ne traggano le conseguenze.
(Editoriale di Lorenzo Verlato, Farma Mese n. 1/2/23, ©riproduzione riservata)