ChatGpt, chi è costei?

È un aiuto o una minaccia per medici e farmacisti? Si fa un gran parlare di “ChatGpt” -acronimo di Generative pretrained transformer– un modello di chatbot, lanciato a fine 2022, di apprendimento automatico, che riesce a produrre risposte adeguate e in un linguaggio naturale all’interno di un discorso. Insomma, una macchina con cui si può dialogare, al pari di un normale interlocutore, perché simula l’intelligenza umana, e così pensa e risponde in modo razionale.

Ma cosa in realtà può fare? Come funziona? Potrà davvero sostituire una persona, magari un professionista sanitario? L’Ai, l’Intelligenza artificiale e questa sua umanoide creatura suscitano molta curiosità e impongono di chiarirne le funzioni, gli usi, i pregi e i pericoli, le potenzialità e le incognite.

Innanzitutto precisiamo che non siamo più in ambito fantascienza, cioè non stiamo navigando tra le stelle con Hal9000 in “2001: Odissea nello spazio”, perché il mercato globale dell’Intelligenza artificiale raggiunge già oggi, secondo un recente studio dell’Università Niccolò Cusano, i 62,4 miliardi di dollari e si prevede che supererà i 300 miliardi tra breve, entro il 2026. Di questi, i soli Chatbot, a cui appartiene anche la discussa ChatGpt, nel 2016 valevano 191 milioni di dollari e, secondo le stime degli analisti, raggiungeranno nel 2025 i 1,25 miliardi di dollari, registrando una crescita di ben +555%.

Al momento l’Italia è fanalino di coda e gli investimenti vanno al rallentatore, anche se il mercato delle Ai è raddoppiato, anche grazie alla pandemia, e oggi raggiunge i 380 milioni di euro. Infatti, solamente 6 aziende su 10 hanno avviato, secondo Unicusano, una qualche progettualità in ambito di intelligenza artificiale, soprattutto nei servizi finanziari, dei trasporti, del retail e dei servizi pubblici, ma si prevede una crescita del 41,4%, entro il 2024, e questo riguarderà certamente anche ChatGpt.

ChatGpt in ambito sanitario
Ma fino a che punto queste macchine pensanti e parlanti potranno essere utilizzate in ambito medico e sanitario? Al riguardo, sono molte e contrastanti le opinioni. C’è chi sostiene che, fornendo un database sconfinato, aiuteranno medici e farmacisti a prendere decisioni informate, che li libereranno da certe incombenze, che potranno fornire ai pazienti informazioni generali sui sintomi, raccogliere e analizzare dati, test, esami clinici, e monitorare lo stato di salute di una persona.

Ma altri, invece, temono intromissioni pericolose, paventano il rischio di una macchina che possa sostituire il sanitario, mentre il giudizio clinico e l’indicazione farmacologica devono sempre fondarsi sulla valutazione clinica di un professionista.

Certo, bisogna considerare che la tecnologia è in rapida evoluzione e l’esperienza dimostra che le conquiste digitali non vanno mai sottovalutate. E già ora non mancano le prove: alcuni ricercatori dell’Università di Cagliari, per esempio, hanno sottoposto alla ChatGpt il test d’ingresso alla facoltà di medicina, mettendo la macchina alla prova non soltanto sulle materie base, ma anche sulle capacità di ragionamento logico e di risoluzione dei problemi. E ChatGpt ha risposto correttamente a 37 quesiti su 60, ottenendo un punteggio di 46,3, tale da consentire non soltanto di passare il test, ma di classificarsi in buona posizione.

Non dobbiamo poi dimenticare il fenomeno “Dottor Google”, apparso negli anni 2000 e poi sempre più esploso, e che oggi, nel bene e nel male, è diventato biblioteca universale d’informazioni sanitarie. È facile allora prevedere che anche i Chatbot potranno, una volta migliorati in un futuro non necessariamente lontano, sostituire queste fonti, aiutando il paziente a prevenire possibili malattie o a individuare per tempo la loro possibile comparsa, in modo peraltro più immediato e “umanamente” coinvolgente.

Di converso, questi strumenti possono in prospettiva aggiungersi al bagaglio professionale degli specialisti sanitari, garantendo informazioni utili per formulare prognosi maggiormente dettagliate. Questi software, infatti, analizzano una grande quantità di dati e calcolano statisticamente le diverse probabilità, aiutando così a prendere decisioni più informate e rapide. Nulla vieta, quindi, all’intelligenza artificiale di rivoluzionare anche la medicina, aiutando tutti -medici, farmacisti e pazienti- a ottenere maggiori informazioni sanitarie, utili magari a prevenire e a curare numerose patologie.

I principali vantaggi offerti
Già da ora è possibile indentificare quali potranno essere i punti di forza di ChatGpt. Innanzitutto la velocità nella predizione diagnostica: la possibilità di comparare rapidamente un altissimo numero di dati medici e di casi clinici consentirà di individuare statisticamente quale patologia e quale trattamento sia preferibile adottare per quel determinato paziente. Il medico potrà così elaborare diagnosi più precoci, distinguere tra malattie che presentano sintomi simili, confrontare immagini diagnostiche ed esami di laboratorio in modo più dettagliato.

Un vantaggio che, a seguire, ne porta subito un altro, la possibilità cioè di ridurre errate interpretazioni non soltanto diagnostiche, ma anche terapeutiche. Medico e farmacista, per esempio, potranno capire quali farmaci siano più adatti per quello specifico disturbo, individuarne rapidamente le interazioni e le intolleranze, prevenendo così errori di prescrizione.

Altro vantaggio è di poter personalizzare i processi decisionali e i trattamenti da seguire: riuscire a identificare quella specifica patologia e i rimedi più opportuni per quel caso significa poter individuare la cura più adatta a quel paziente. Capire, per esempio, se quello è il farmaco da adottare significa anche individuarne i fattori di rischio, le probabilità di successo, la sua efficacia nel tempo, il tutto sempre sulla base dei numerosi casi simili che l’Intelligenza artificiale ha memorizzato. In ultima analisi questo significa anche migliorare la qualità di vita del malato.

Altro punto di forza è la possibilità di monitorare la salute dell’assistito nel tempo, in modo da individuarne eventuali cambiamenti e prevenire così l’evoluzione di patologie latenti, o di adottare più rapidamente interventi tampone. Un aspetto importantissimo soprattutto in presenza di malattie croniche, perché registrarne l’andamento significa poter promuovere stili di vita sani e prevenire possibili complicanze. Registrare, per esempio, l’andamento della glicemia in un paziente con diabete significa ritardare la comparsa delle complicanze, oltre a offrire indicazioni sia dietetiche, sia correlate con l’attività fisica, tali da evitare comorbilità e possibili ricoveri ospedalieri.

Ecco allora che ChatGpt diventa in prospettiva un nuovo strumento che si aggiunge al bagaglio professionale del medico e del farmacista, perché fornisce loro informazioni utili su cui formulare un giudizio rapido e informato, grazie all’immenso database che elabora le risposte più adatte, perché statisticamente più probabili. Può, quindi, rappresentare un’opportunità da non perdere, perché offre al sanitario il conforto di innumerevoli precedenti esperienze, e al paziente la sicurezza di seguire una strada già ampiamente sperimentata. Prevedibile, quindi, uno sviluppo costante nel tempo di questi strumenti, anche se al momento sembrano avveniristici.

Non mancano neppure i rischi
Fa riflettere, però, la cautela con cui al momento viene affrontata l’introduzione sul mercato di ChatGpt e in generale dell’Intelligenza artificiale. Una ricerca di Deloitte dimostra che, a livello globale, solo il 22% delle aziende sta approfondendo queste tematiche, peraltro senza ancora metterle in pratica. In Europa poi, secondo quanto riportato da Eurostat, solamente l’8% delle organizzazioni utilizza tecnologie basate sull’Ai e l’Italia, rispetto agli altri Paesi, al momento risulta tagliata fuori, tant’è vero che non rientra neppure nella classifica dei “Top 15”. Anche un’indagine effettuata da Polimi rivela che il 94% delle imprese italiane non utilizza l’Intelligenza artificiale.

Il problema è legato soprattutto alla scarsa conoscenza e ai dubbi sull’efficacia di questi sistemi: per il 78% degli americani, per esempio, l’Intelligenza artificiale è terreno per i malintenzionati e un report del Boston Globe dimostra che, con l’aumento dell’età, aumentano le preoccupazioni. Le generazioni più timorose nei riguardi di questa evoluzione, infatti, sono i Baby boomer, le persone cioè nate tra il 1945 e il 1964 (83%), seguite dalla Generazione X, i nati tra il 1965 e il 1980 (81%), dai Millennials, i nati tra il 1980 e il 1994 (74%) e dalla Generazione Z, i nati dal 1995 al 2010 (70%).

Sono perplessità che si ripercuotono poi sul mondo del lavoro, facendo emergere timori sui riflessi legati al tasso di disoccupazione che queste evoluzioni potrebbero comportare. Il 40% degli italiani, per esempio, non si fida e teme che Ai e ChatGpt influenzeranno negativamente la loro professione. Una ricerca condotta da Ipsoa registra che il 71% degli italiani teme riflessi negativi sulla propria occupazione. Sono soprattutto i ricercatori, i traduttori, i copywriter, i programmatori, e quanti sono impegnati nei settori che vedono ora per prime far capolino le applicazioni di intelligenza artificiale. Timori peraltro confermati dall’indagine dell’ateneo telematico Unicusano, che prevede una perdita nei prossimi sette anni di circa 73 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti e di circa 15 milioni in Europa.

Quali possibili sviluppi
L’esperienza dimostra, però, che l’evoluzione tecnologica non si può fermare e che ogni problematica s’accompagna sempre anche a qualche opportunità. Quindi, il consiglio da offrire è che conviene considerare l’Intelligenza artificiale non tanto come un nemico, quanto piuttosto come un’innovazione, che non mancherà di apportare vantaggi, sebbene al momento non ben individuati. Gli esperti di Ai Spiegata semplice, organizzatori dell’evento italiano “Ai Week”, offrono al riguardo alcuni consigli pratici: innanzitutto partire dal principio che l’intelligenza artificiale si adatta a ogni tipo di azienda e a ogni ambito operativo e, quindi, non essere critici a priori, ma analizzare a fondo le proprie necessità, per poi scegliere la tecnologia più adatta per crescere. L’Ai, infatti, non si rivolge soltanto agli ingegneri, ma si adatta a tutti i campi che elaborano contenuti e informazioni, quindi anche a carattere umanistico.

Altro consiglio è guardare che cosa fanno i competitor più avanzati e cercare di trarne spunto, perché possono fornire utili ispirazioni, e poi rivolgersi a degli esperti, consapevoli che esiste una intelligenza artificiale 100% made in Italy, che potrà fornire le soluzioni più idonee. Inoltre, trattandosi di evoluzioni in fieri verso lidi sempre più avveniristici è anche opportuno tenersi ben aggiornati, partecipare a eventi e a webinar ad hoc, per accrescere le proprie conoscenze ed evitare così il rischio di “perdere il treno”.

Ma fino a che punto Ai e ChatGpt potranno essere utilizzate dai pazienti? Una cartina di tornasole, come descritto da Lancet Digital Health, è offerta dai Prom (Patient reported outcome measures), autovalutazioni compilate dai malati sul loro stato di salute e sulla percezione dei risultati ottenuti con le cure attuate. L’analisi di questi questionari, oltre a mettere proprio il paziente al centro dell’attenzione, hanno ottenuto risultati assai positivi, come hanno riscontrato i ricercatori della Medical School dell’Università di Birmingham. Si è visto, infatti, che coinvolgere i malati sulle tecnologie sanitarie dell’Ai significa sia soddisfare le loro esigenze, sia superare eventuali loro perplessità.

In pratica, le informazioni fornite direttamente dal paziente ed elaborate da queste innovative tecnologie possono essere utilizzate per personalizzare i processi decisionali, per elaborare linee guida e per migliorare la comunicazione tra sanitario e malato. Tenere in considerazione l’opinione dei pazienti, infatti, attraverso i Prom e grazie all’Intelligenza artificiale, non soltanto consentirà di capire come viene vissuto un trattamento sanitario, ma favorirà maggiore compliance e coinvolgimento. Con il tempo, quindi, e in base ai risultati ottenuti, anche molte delle attuali perplessità potranno essere superate.

(di Lorenzo Verlato, Farma Mese n. 5/23, ©riproduzione riservata)

2023-05-15T11:17:53+02:00