Mai prevaricare, mai essere prevaricati

Ogni anno entrano sul mercato farmaceutico un’ottantina di nuove molecole e per la ricerca scientifica ci sta ora aprendo uno scenario incredibile. Sono, infatti, 20.000 le nuove specialità in fase di sviluppo, il che dimostra come il comparto produttivo stia vivendo una nuova primavera. In tutto il mondo, ma soprattutto in Italia, dove l’industria farmaceutica occupa in Europa una posizione di leadership. Lo stesso vale anche per la farmacia post-Covid, coinvolta ora in una seconda rivoluzione: dopo il passaggio da allestitore di preparati a distributore del farmaco industriale, il farmacista oggi vive l’ulteriore salto a figura di riferimento dell’assistenza sanitaria territoriale. È un cambio di passo che impone alla categoria di alzare l’asticella e di compiere scelte coraggiose.

Ce ne parla il presidente della Fofi, Andrea Mandelli, “Farmacista dell’anno 2023”, nell’intervista in cui individua per il farmacista nuovi ruoli professionali, capaci di garantire maggiore prestigio e autorevolezza. Ma partiamo dal principio che nessuno regala niente e che per guadagnare nuovi spazi non basta poter contare su una nuova governance e su una diversa visione (politici, datevi una smossa!), ma bisogna essere competitivi e dotarsi di strumenti efficaci. Cioè accettare le sfide, essere non soltanto determinati, ma soprattutto innovativi. 

La sanità digitale è la prima sfida, che va vinta con competenza per poter offrire i percorsi diagnostico-terapeutici che il Dm 77 prevede per l’ampliamento dell’assistenza territoriale. Questo significa integrarsi nella rete di telemedicina, ampliare l’esecuzione di test e vaccinazioni, gli screening di prevenzione e la diagnostica strumentale, oltre ai già attuali servizi di front office, che ormai rientrano nelle aspettative dei cittadini nei confronti della farmacia. È quanto ormai richiede il nuovo modello di Ssn, incentrato su efficaci reti di assistenza territoriale socio-sanitaria.

Il problema è che qui il cambio di mentalità non riguarda soltanto i farmacisti, che durante la pandemia hanno dimostrato di saper affrontare con grande disponibilità, ma anche altri professionisti che nel progetto di una sanità territoriale devono essere coinvolti. Già si alzano primi distinguo e inutili barriere, quasi a prefigurare pretestuosi conflitti d’interesse. Dimenticando che il convitato di pietra, ora e sempre, dev’essere soltanto il cittadino: non la tutela di privilegi di parte, ma solo ed esclusivamente la salute del paziente.

Purtroppo vi sono incrostazioni culturali e pretese antistoriche che non sarà facile demolire e già se ne colgono i segnali. Ma non devono interrompere un cammino ormai ben delineato e che il farmacista deve poter percorrere con orgoglio, nel rispetto ovviamente di tutte le professionalità coinvolte e con spirito di collaborazione. Unico faro da seguire è il rafforzamento della rete assistenziale territoriale a tutela della salute del cittadino, soprattutto nelle aree più disagiate, in pieno spirito di collaborazione verso gli altri professionisti sanitari. Ovviamente senza voler mai prevaricare, ma ancor meno essere prevaricati.

(Editoriale di Lorenzo Verlato, Farma Mese n. 7/23, ©riproduzione riservata)

2023-09-07T09:49:46+02:00