Microbiota e cosmetici

Il microbiota umano è composto da un’enorme varietà di batteri, lieviti, funghi e altri virus e il loro numero totale è stimato in migliaia di specie diverse, la maggior parte delle quali è ancora sconosciuta in quanto alcune non possono essere isolate e studiate in condizioni di laboratorio. Molti di questi microrganismi richiedono condizioni di vita molto specifiche, e, in generale, si tratta di condizioni simbiotiche con altri partner microbici della comunità. Tali sistemi complessi e dinamici sono assai difficili o quasi impossibili da riprodurre in ambienti di laboratorio, anche se alcuni modelli già esistono.
Se la complessità di una comunità batterica è notevole, lo è anche quella del nostro corpo. Mentre gli esseri umani e i microrganismi si sono evoluti per milioni di anni, i microrganismi che vivono nel e sul nostro corpo si sono adattati alla varietà dei nostri organi. In effetti le comunità batteriche colonizzano tutti i nostri organi, come per esempio intestino, bocca, naso, vagina, pelle… e persino sangue e qui trovano condizioni diverse -come l’umidità o la secchezza, i nutrienti disponibili, il pH e la temperatura- si sono plasmate più varietà di comunità di specie, ognuna con fenotipi tipici e distinti. Questo è il motivo per cui, quando parliamo di microbiota umano, dovremmo parlare più precisamente di microbioti umani.

IL MICROBIOTA CUTANEO
Quello cutaneo è sicuramente il microbiota più diversificato. La nostra pelle è davvero una mappa molto varia: da avambracci e polpacci fino alle ascelle e al cuoio capelluto, offre molte tipologie, con diverse condizioni ecologiche (umidità, pH, nutrienti disponibili). È interessante sottolineare che la maggior parte del microbiota che abita la pelle è innocua o benefica, e cruciale per la difesa dell’ospite. La relazione è “reciprocamente simbiotica”, il che significa che sia l’ospite, sia i microbi ne beneficiano.
Ma la pelle è anche esposta a una grande varietà di agenti esterni, come temperatura, raggi Uv e inquinamento. Anche il contatto diretto e frequente con altri esseri umani e/o animali domestici può modellare in modo significativo la composizione delle nostre comunità microbiche cutanee.
Ci sono poi situazioni in cui il microbiota è estremamente sbilanciato, per esempio nei casi di forfora, acne e dermatite atopica. È necessario, allora, comprendere come riportare il microbiota in equilibrio e capire se i prodotti cosmetici possono contribuire a ciò e in quale modo. Per la pelle incline all’acne, per esempio, le formulazioni cosmetiche possono solo mimare il proprio “corredo dermatologico” per prevenirne l’aggravamento. E poiché un microbiota sano è un alleato importante per ridurre la crescita di specie indesiderate, è fondamentale scegliere molecole intelligenti che colpiscano una specifica sottopopolazione di batteri.
Per esempio, una miscela di bioflavonoidi di estrazione naturale è stata sviluppata e testata per i suoi effetti antiacne. Gli isoflavoni, una sottoclasse di bioflavonoidi, sono metaboliti vegetali secondari che difendono le piante dai patogeni. Essi si utilizzano nelle formulazioni cosmetiche antiacne come ingredienti equilibranti e a favore di un microbiota equilibrato.

IL MICROBIOTA ORALE
Un altro campo molto importante è quello della cavità orale, che ospita un microbiota complesso, composto da centinaia di diverse specie batteriche; il microbiota residente è fondamentale per il mantenimento dell’omeostasi orale. Esso è quasi costantemente stressato da “perturbazioni quotidiane” come l’ingestione di cibi e bevande e l’igiene orale auto eseguita; quest’ultima è influenzata dalla frequenza, ma dipende anche dalla scelta del dentifricio.
Le formulazioni di dentifrici che vengono utilizzati quotidianamente e più volte al giorno devono necessariamente considerare anche questo aspetto e tenere conto degli effetti ecologici generali. Alcune formulazioni enzimatiche, per esempio, possono aumentare le difese salivari naturali e ridurre la crescita dei batteri orali.

MICROBIOTA E ODORI CORPOREI
Uno dei ruoli fondamentali dei microbi che vivono sulla nostra pelle è la produzione, o la modulazione, di odori corporei. Si può dire che il microbiota cutaneo partecipi alla “firma olfattiva” globale della pelle umana.
I deodoranti sono stati, ancora negli anni ’60, i primi prodotti cosmetici sviluppati per avere un effetto sul nostro microbiota cutaneo, con gli studi sull’effetto dei principi attivi topici agenti sul microbioma ascellare. Le ricerche sulle comunità batteriche ascellari e podologiche e sulle relative formulazioni cosmetiche sono ancora molto attive, sfruttando le nuove tecnologie e una sempre miglior conoscenza dei processi biochimici che regolano la formazione dei malodori.
Oltre ai deodoranti, gli altri prodotti cosmetici rivolti al microbiota cutaneo seguono approcci distinti, essenzialmente su tre diversi fronti:
• probiotici – i prodotti con probiotici contengono “batteri buoni”, sotto forma di colture vive o lisati, per aumentare il numero di batteri favorevoli sulla pelle;
• prebiotici – agiscono come fonti di cibo per i batteri buoni, promuovendone la crescita. Di solito sono oligosaccaridi a catena corta o polisaccaridi;
• postbiotici – sono generalmente sottoprodotti dei probiotici per migliorare la composizione dei batteri benefici della pelle, per esempio ottimizzando il pH della pelle stessa. Di solito sono usati insieme a trattamenti pre o probiotici.

MICROBIOTA E DERMOCOSMESI
Esistono, però, problemi tecnici per incorporare i probiotici vivi nei prodotti cosmetici convenzionali, che abbiano una durata di conservazione ragionevole. La maggior parte dei prodotti contiene una grande percentuale di acqua e sono necessari conservanti per prevenire il deterioramento e, di conseguenza, tali prodotti non possono contenere microrganismi vivi.  Tuttavia in alcune formulazioni si è trovato un modo “intelligente” per gestire questo problema aggiungendo ingredienti probiotici che non sono vivi o vitali per formare colonie, alla fine del processo di produzione e utilizzando contenitori ermetici oppure monodose. Un altro accorgimento può essere quello di utilizzare microrganismi vivi che sono stati precedentemente inattivati per liofilizzazione e stabilizzati per incapsulamento. I batteri probiotici si attivano quando entrano in contatto con l’umidità della pelle.
Questo tema è davvero molto importante per il campo dermocosmetico: a riprova di ciò si può sottolineare che esiste la Società internazionale del microbiota, che ha organizzato, nel mese di ottobre 2019, un congresso internazionale sul targeting del microbiota e l’impatto di fattori esterni come traumi, raggi Uv, prodotti cosmetici e antisettici.
Sono allo studio strategie per targetizzare il microbiota ascellare per prevenire gli odori corporei, oppure per evitare che il microbiota cutaneo venga alterato dai prodotti cosmetici. Nei prossimi 10 anni l’utilizzo di tecnologie innovative consentirà la caratterizzazione del microbiota cutaneo di un individuo e potrebbe allargare l’utilizzo di tali prodotti ad altri tipi di cosmetici. Per esempio, i consumatori potrebbero analizzare rapidamente, e in modo relativamente economico, lo stato del microbioma della loro pelle e le specie simbiotiche chiave potrebbero essere ripristinate con probiotici personalizzati.

(di Graziella Tonato, Panorama Cosmetico 5/2019 © riproduzione riservata)

2019-12-18T15:38:47+01:00