Corsi e ricorsi storici

Da dove veniamo? E dove andiamo? Ogni tanto vale la pena di porsi queste domande, anche se hanno il sapore di uno sketch stile “Quelli della notte”. Ma la storia -non dimentichiamolo- è maestra di vita e può offrire utili suggerimenti, se ben interpretata. E allora ripercorriamo questi ultimi decenni, da quando con la nascita della riforma sanitaria (1978) è cambiata in Italia la storia della sanità e anche della farmacia.

Una veloce analisi (in pillole, per non annoiare) che ha il sapore dei “Corsi e ricorsi storici” di Giambattista Vico, con alti, poi bassi e di nuovo alti. Certo, non sono mancati i problemi, -ritardi nei pagamenti, tagli ai Prontuari e così via- ma dal 1978 fino alla fine del secolo la farmacia è vissuta serena, nella bambagia del monopolio “Farmaco, Farmacista, Farmacia”. Questi sono gli anni “alti”, in cui l’accusa rivolta alla categoria era di operare con “rendite di posizione”, che evidentemente hanno suscitato invidie, reazioni e i conseguenti attacchi. E così nel 2001 è finito il monopolio del farmaco (Legge 405), poi nel 2006 quello del farmacista (Legge Bersani) e, infine, nel 2017 anche quello della farmacia (Legge 124).

Ora, che cosa resta nella depredata cassaforte della farmacia? Monopoli non ce ne sono più, ma il Covid-19 ha fatto emergeredue valori finora sottaciuti, un po’ per merito dell’impegno dei farmacisti, un po’ per demerito di altri. Innanzitutto la capillarità del servizio e poi l’empatia degli addetti: una farmacia sempre vicina e sempre aperta sulla strada, dove trovare un prezioso consiglio, capace di mettere al centro il paziente. E questo proprio quando la pandemia aveva fatto implodere i servizi sanitari centralizzati ed evidenziata la necessità di presidi decentrati.

Proprio su questi ora punta la nuova governance ed è per raggiungere questi obiettivi che i decisori politici sono ora impegnati. Ma pensate che le case di comunità, una ogni 40-50mila abitanti, possa garantire un’assistenza capillare? Certo, sono un primo passo verso il decentramento, che però si realizzerà soltanto con il coinvolgimento delle farmacie e degli ambulatori (speriamo che anche i medici si convincano dell’indispensabilità di una concreta sinergia). È proprio su questi valori che bisogna ora puntare, grazie anche agli strumenti che la tecnologia offre: telemedicina e nuovi servizi rappresentano, infatti, un asset fondamentale dell’assistenza territoriale, il ponte per realizzare la Farmacia di comunità.

Ecco il cambio di paradigma indicato da Marco Cossolo a PharmEvolution: passare dalla Farmacia dei servizi alla Farmacia di comunità, per realizzare il raccordo tra case di comunità e gestione del paziente sul territorio. Non solo farmaci, non solo servizi, ma nuovi ruoli, come delineati dal Dm 77: una farmacia impegnata nella presa in carico del paziente, nel controllo dell’aderenza terapeutica, nel monitoraggio dei Kpi, nello sfoltimento delle liste d’attesa.

Anni “alti”? Potrebbe non essere un’utopia, visto il nuovo approccio della politica nei riguardi della farmacia, rispetto agli anni bui. Potrebbe allora essere un rinascimento per la professione. L’augurio è sincero (ovviamente incrociando le dita).

(Editoriale di Lorenzo Verlato, Farma Mese n. 9/23, ©riproduzione riservata)

2023-11-02T15:06:31+01:00